Giorgio Kaisserlian
1966…“ Le labbra di questa ragazza che ci sfiora sono atteggiate in una leggera smorfia come quelle di Brigitte Bardot, gli occhi di quell’altra hanno l’apparente intensità di quelli di Elizabeth Taylor. Nell’ordine più elevato di questi richiami insistenti il fatto pubblicitario si nobilita: delle strutture e delle sagome astratte incapsulano delle scritte stimolanti che invogliano a comperare tale o talaltro prodotto.
Il pittore non dovrebbe badare a queste cose futili, si dice. Ma se ce le troviamo dentro di noi, come delle presenze indiscusse ed inverificabili, che ci muovono come esse vogliono? Tutta una propaggine della Pop-Art americana, che per ragione di comodo va sotto il nome di Lichtenstein, ha posto da qualche anno alla ribalta le figure dei fumetti e delle réclames, che diventano i protagonisti d’ogni dipinto.
Ma sono proprio dei protagonisti? In merito,Claudio Papola ha qualcosa da dirci, qualcosa di sottile e di personale. Egli non sceglie a protagonista di un suo dipinto tale o talaltra figura pubblicitaria, ma sa ‘impaginare’ le figure, o soprattutto, certe parti significative di queste figure (occhi, labbra) con delle strutture astratte: labbra, occhi, sagoma a scacchiera sono così solo ‘degli elementi’ di una composizione.
Dopo lunghi esercizi di ricerca figurativa, sul piano esistenziale, Papola ha ora scelto di tralasciare la disperata solitudine dei suoi personaggi, ma non per sostituirla con la fatua ed acclamata presenza di una figura di fumetti.
Eppure nei suoi attuali dipinti, gli occhi della diva hanno tutta la carica dolce e suadente di cui ha saputo armarli una scaltra regia, e le sue labbra sono dolci ed insistenti. ‘Papola non omette nulla’. Ma questi occhi e queste labbra non sono dei contenuti, bensì delle materie di una testimonianza complessa che trova la sua misura nella lucidità di uno sguardo.
In effetti, nei dipinti di Papola, in cui degli elementi figurali e degli elementi astratti sono intimamente uniti, per volontà compositiva, pur essendo ognuno ben distinto dall’altro e non facente naturalmente parte di una medesima situazione visiva, quello che domina è la lucidità di uno sguardo operativo.
Uno sguardo che coglie tutto, che si lascia impregnare sino in fondo dalla volontà seduttrice delle figure divistiche,’ ma che sa non fermarsi ad esse.’…